Smart working in senso ampio. Lo smartworking non è una novità nel mondo dell’organizzazione del lavoro aziendale. Molte imprese avevano posto in essere delle strategie di smartworking prima della pandemia da COVID-19. Nel 2018 il 56% delle grandi imprese aveva posto in essere dei processi rivolti allo smartworking e questa percentuale era arrivata al 58% prima della pandemia. I progetti di smartworking inoltre stavano anche migliorando nella dimensione qualitativa coinvolgendo, sempre nelle grandi aziende una popolazione dei dipendenti pari a circa il 48%. Tuttavia non v’è dubbio che con il COVID lo smart-working ha iniziato ad essere utilizzato in modo sempre più significativo. Di seguito vengono analizzate le soluzioni dello smartworking implementate nella Coca Cola e in ACI.
Lo smart working della Coca Cola. L’azienda Coca Cola HBC Italia ha implementato un modello di smartworking nel 2013. L’azienda ha un numero pari a circa 2.000 dipendenti in Italia con circa 5 stabilimenti dedicati in seguito allo svolgimento dei lavori per il trasferimento della sede principale nel nuovo edificio di Sesto San Giovanni a Milano. L’azienda per mettere insieme il progetto ha creato un team multidisciplinare che grazie alle risorse umane ha realizzato le attività di change management. L’adesione al progetto è stata lasciata nella libertà dei dipendenti. In un primo momento è stata offerta una flessibilità di luogo ovvero la possibilità di operatività in remoto. Tuttavia in seguito è stata introdotta una flessibilità anche di carattere orario con l’abolizione della timbratura ad inizio ed uscita. È stato in seguito introdotto un sistema di monotimbrattura con il riconoscimento di libertà ai dipendenti. La timbratura in smartworking avviene online in un sito dedicato. Nel 2019 hanno lavorato in modalità smartworking circa 335 persone quasi tutte nella sede di Milano totalizzando un numero di ore lavorate pari a circa 59.953. Ogni dipendente è stato dotato di un laptop, di uno smartphone e di una connessione dati per realizzare l’attività di desk sharing. I dipendenti dell’azienda hanno dichiarato di essere maggiormente flessibili e di riuscire a conciliare in un modo assai più efficiente la vita privata e la vita professionale attraverso l’ottimizzazione dei tempi e la riduzione dei costi. Inoltre i dipendenti che vengono periodicamente intervistati su questioni che fanno riferimento alla dimensione della soddisfazione del lavoro hanno dichiarato nel 2019 di essere più soddisfatti di circa l’8% in più rispetto al 2017. L’azienda ha guadagnato con una riduzione degli spazi pari a circa il 20%. A seguito dell’emergenza COVID le politiche di smart working dell’azienda sono state potenziate e la sede di Milano della Coca Cola ha posto l’intera popolazione dei dipendenti in una condizione dei smartworking per 5 giorni per week. I lavoratori erano preparati a tale modalità e hanno avuto anche il supporto tecnologico necessario per poter svolgere il lavoro produttivo nella dimensione smart. Tuttavia, la Coca Cola ha fatto una vera e propria formazione dei dipendenti al lavoro da remoto, e li ha dotati di adeguati strumenti digitali, di assistenza mediante delle piattaforme di e-learning, di una assicurazione sanitaria dedicata, supporto psicologico e partnership per accedere ai corsi di fitness online e a piattaforme di streaming. Sono state inoltre realizzate delle regole relative al funzionamento dello Smart working, con l’indicazione degli orari dei meeting, l’utilizzo dei collaboration aziendali. L’azienda è inoltre intervenuta anche sull’equipment con dotazioni di monitor, sedie ergonomiche[1].
Lo smart working in ACI[2]. Il progetto di Smart Working di ACI è stato avviato il 1° luglio del 2018 con una sperimentazione di 6 mesi su 300 dipendenti nella sede centrale. In seguito nel corso del 2020 il numero dei dipendenti operanti da remoto è cresciuto fino ad un valore del 14%. Lo smartworking in ACI è stato soprattutto dedicato agli operatori della sede centrale. Gli operatori delle sedi provinciali sono stati esclusi per le difficoltà di applicare la digitalizzazione dei servizi nelle sedi periferiche. I lavoratori accedono allo smartworking con un accordo individuale. Lo smartworking è possibile per un giorno a settimana ed al lavoratore è richiesta una reperibilità durante gli orari di lavoro. Il luogo dove viene svolto lo smartworking può essere liberamente scelto dal dipendente con esclusione di luoghi pubblici. L’azienda offre ai dipendenti dei computer ed un accesso da remoto. L’attività di smartworking è stata accompagnata da un ampio processo di digitalizzazione che prevede l’uso della firma digitale, dei documenti digitali, dei protocolli informatici ed anche una specifica formazione per i dipendenti. L’obbiettivo di ACI è di estendere l’utilizzo dello smartworking alla popolazione dei lavoratori operanti negli uffici periferici attraverso l’investimento nelle strutture digitali e dotando i lavoratori di adeguata strumentazione. I benefici per i lavoratori sono stati molto ampi soprattutto con riferimento alla possibilità di conciliare in modo efficiente i tempi di vita e di lavoro. Durante la crisi del COVID tutti i dipendenti ACI sono stati posti in smartworking o in alternativa hanno usufruito di ferie e permessi. La percentuale di lavoratori in smartworking ha raggiunto il 78%. Anche i lavoratori delle sedi provinciali hanno avuto accesso allo smartworking. Poiché il lockdown ha ridimensionato significativamente il mercato dell’auto anche la domanda di servizi automobilistici è diminuita ed i dipendenti di ACI sono stati coinvolti in attività di formazione attraverso l’utilizzo delle piattaforme di e-learning. E’ stato fornito anche adeguato sostegno psicologico.
Conclusioni. In sintesi è possibile affermare che lo smartworking è una componente essenziale di due processi aziendali ovvero da un lato la digitalizzazione dei sistemi produttivi resa possibile della quarta rivoluzione industriale e dall’altro lato le politiche di welfare aziendale che sempre di più cercano di creare le condizioni per un lavoro sostenibile nel quale il lavoratore possa conciliare al meglio gli impegni professionali con gli impegni privati. Certamente le grandi aziende sono ampiamente avvantaggiate nell’utilizzo dello smartworking. Tuttavia, visto che lo smartworking offre degli importanti vantaggi anche in termini di maggiore soddisfazione nell’ambiente di lavoro è auspicabile che vengano implementate delle politiche economiche in grado di promozionare l’utilizzo dello smartworking anche nelle PMI.
[1] https://www.osservatori.net/it/prodotti/formato/business-case/lo-smart-working-in-coca-cola-hbc
[2] https://www.osservatori.net/it/prodotti/formato/business-case/lo-smart-working-in-aci