L’interruzione delle supply chain globali ha comportato molti danni economici alle imprese, ai consumatori ed agli Stati. Occorre che da un lato le aziende siano in grado di valutare la propria “vulnerabilità” rispetto alle supply chain e che dall’altro siano anche in grado di valutare il rischio di carattere economico-finanziario e politico-istituzionale connesso ai fornitori in caso di limitazione alle importazioni ed esportazioni. Particolare rilevanza hanno quelle norme, che nell’Unione Europea hanno facilitato il trasporto merci tra i paesi con particolare attenzione ai prodotti alimentari.
La necessità per le imprese di valutare la propria vulnerabilità alle supply chain.
La pandemia del Covid ha cambiato la supply chain globale. Nella prima ondata si è manifestato uno shock dell’offerta al quale è seguito uno shock della domanda.
Le aziende cinesi hanno avuto un calo della produttività. La domanda globale di prodotti è rimasta priva di soddisfazione. Tale restrizione della supply chain ha avuto un impatto significativo soprattutto per il settore farmaceutico, per le forniture mediche. Il risultato netto ha determinato, da parte delle nazioni, l’attivazione delle produzioni nazionali.
Un nuovo nazionalismo produttivo è stato implementato per ridurre la dipendenza dall’estero. La produzione nazionale è stata la soluzione alla insufficienza delle global supply chain.
Tuttavia è probabile che dopo la pandemia l’economia riprenda il suo corso normale in un mercato globale con importazioni competitive.
Per affrontare le sfide della pandemia ed in modo particolare è necessario ragionare sulla base di nuove informazioni per garantire la continuità delle attività produttive. Anticipare l’evoluzione della situazione può velocizzare e semplificare le decisioni da prendere.
Definire il proprio livello di vulnerabilità ed adottare delle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, un set di strumenti in grado di prevedere la domanda e gestire in maniera efficiente le proprie risorse correlando la quantità impressionante di dati a disposizione rispetto alla supply chain dipendendo dalla percentuale di prodotti che l’azienda produce in connessione ad essa.
Con la crescita della vulnerabilità cresce anche il rischio di fallimento in caso di interruzione della supply chain.
Le aziende hanno difficoltà a realizzare delle analisi della vulnerabilità rispetto alla supply chain e prevedere il livello del rischio anche la possibilità che la supply chain venga ad essere interrotta.
La valutazione dei fornitori nelle supply chain internazionali. In modo particolare le aziende hanno messo in risalto un nuovo tipo di rischio: il rischio da interruzione temporanea della supply chain. Le limitazioni poste dai governi possono impedire o limitare le relazioni commerciali internazionali. A tal fine è possibile attuare delle due diligence per aumentare il grado di conoscenza nei confronti dei fornitori e verificare se sono a rischio di interruzione della supply chain. Durante il primo lockdown, tra le aziende che hanno avuto maggiori danni vi sono i settori della tecnologia, dell’automotive e anche dei giocattoli. L’analisi del rischio della catena di approvvigionamento deve essere calibrata anche per il tipo di giurisdizione, ovvero considerando non soltanto le aziende fornitrici, ma anche i paesi nei quali risiedono tali imprese. Poiché se anche una azienda fornitrice continua a produrre essa potrebbe andare incontro a delle limitazioni nel caso di restrizione delle esportazioni e importazioni come nel caso del covid. Chiaramente un valore molto elevato nella valutazione del “rischio giurisdizionale” connesso alla supply chain deriva dalle informazioni che sono disponibili relativamente al governo. Infatti se i governi dei paesi fornitori mancano di trasparenza allora il rischio di interruzione della supply chain deve essere corretto al ribasso. L’azienda quindi dovrebbe creare un portafoglio di fornitori che sia bilanciato per il rischio “giurisdizionale” legato alla interruzione della supply chain. A tal proposito quindi è necessario che le aziende siano in grado di realizzare una due diligence che prenda in considerazione non soltanto il rischio finanziario ed economico della controparte, quanto anche il rischio paese, la trasparenza del governo ed anche la dimensione giurisdizionale.
Le corsie verdi per la supply chain. La UE ha previsto un’eccezione per il trasporto merci per velocizzare il trasporto e per un tempo di attesa massimo di15 minuti ai confini. Tale decisione dell’UE ha risolto dei grossi problemi per i trasportatori di prodotti alimentari. La misura è in grado di liberare risorse pari a circa 4 miliardi di euro di frutta e verdura fresca. L’Unione Europea ha semplificato le norme per i lavoratori del trasporto per fare in modo che le merci giungano nei vari paesi europei. Le restrizioni sulla distribuzione delle merci sono anche dovute al fatto che si teme che i prodotti alimentari possano propagare il contagio del virus.
Ibm propone l’intelligenza artificiale come risposta agli imprevisti, usando gli algoritmi di machine learning per suggerire delle azioni da intraprendere per rimodulare la produzione e adattarla ai nuovi ritmi. Secondo Johnatan Wright, Global VP of Supply Chain Consulting di Ibm, i suoi clienti sanno bene cosa vogliono fare. Non hanno bisogno di risposte, ma di strumenti che gli diano un quadro preciso della situazione così da accelerare le decisioni. È per questo motivo che Ibm ha offerto ai clienti un Supply chain continuity support kit, un set di strumenti in grado di aiutarli a prevedere la domanda, avere visibilità su ogni asset e gestire in maniera più efficiente la supply chain, correlando una quantità impressionante di dati «a livello di zip code».